
Siviglia - La "maravilla" dell'Andalusia
Cari viaggiatori rieccoci di nuovo insieme. Sono da poco tornato da uno dei miei viaggio e neanche il tempo di disfare i bagagli che ho deciso subito di parlarvene. Questa volta tratterò una città che per vari motivi porto nel cuore: perché è, innanzitutto, incantevole; perché visitarla ti arricchisce l'anima; perché è la città dove ho vissuto e ci ho trascorso i migliori momenti della mia vita. Scopriamola insieme!
Benvenuti a Siviglia: l'anima della Spagna meridionale
Adagiata sulle sponde del Guadalquivir, Siviglia rapisce il cuore di ogni visitatore con il suo intreccio di culture, il profumo d'arancio che permea le strade e quell'inconfondibile luce dorata che accarezza i suoi monumenti. Capitale dell'Andalusia, questa città è un caleidoscopio di influenze romane, arabe, giudaiche e cristiane che si fondono in un'armonia perfetta, regalando un'esperienza sensoriale unica. La metropoli andalusa custodisce gelosamente un patrimonio artistico e architettonico straordinario, testimone silenzioso di secoli di storia. Dai maestosi palazzi moreschi alle imponenti cattedrali gotiche, dai vivaci quartieri popolari ai giardini lussureggianti.
Ma Siviglia non è solo arte e monumenti. È anche la patria del flamenco, delle tapas e della corrida, tradizioni che ne definiscono l'anima più autentica. È una città che vive intensamente, tra feste religiose come la "Semana Santa" e la "Feria de Abril", manifestazioni che trasformano le strade in un tripudio di colori e suoni.
Le sue radici affondano in un passato avvolto nella nebbia del mito. Secondo la leggenda, fu Ercole stesso a fondare questa città, anche se i primi insediamenti documentati risalgono al popolo tartessico, circa tremila anni fa. Fu però con i Romani che Hispalis, come venne battezzata, conobbe il suo primo splendore, trasformandosi in un fiorente centro commerciale grazie alla navigabilità del Guadalquivir.
Dopo la caduta dell'Impero Romano, la città passò sotto il dominio dei Visigoti, ma fu l'arrivo degli Arabi nel 712 d.C. a segnare una svolta decisiva nella sua evoluzione. Durante i cinque secoli di dominazione musulmana, Isbiliya (come la ribattezzarono) divenne un centro culturale e scientifico di primaria importanza, arricchendosi di palazzi, moschee e giardini di incredibile bellezza.
La "Reconquista" cristiana, culminata nel 1248 con la conquista della città da parte di Ferdinando III di Aragona e Isabella I di Castiglia, inaugurò una nuova era per la metropoli andalusa. Sotto la corona spagnola, e soprattutto dopo la scoperta dell'America nel 1492, la capitale ispanica meridionale visse il suo periodo più glorioso, il "Siglo de Oro". Grazie al monopolio sul commercio con le Americhe, il centro urbano si trasformò nel cuore pulsante dell'Impero Spagnolo, accumulando ricchezze immense che si tradussero in uno straordinario sviluppo architettonico e artistico.
I secoli successivi videro un lento declino dell'importanza economica della città, interrotto solo nell'Ottocento da un nuovo rinascimento culturale. Il Novecento, dopo i difficili anni della Guerra Civile, ha visto il centro andaluso reinventarsi come destinazione turistica di livello mondiale, culminando con l'Esposizione Universale del 1992, che ha profondamente rinnovato il volto urbano.
La Catedral de Santa María de la Sede: l'incanto dell'architettura moresca
Essa sorge maestosa nel cuore della città, è la più grande chiesa gotica del mondo e terzo tempio cristiano per dimensioni. Questo colossale edificio sacro rappresenta l'emblema della potenza e della ricchezza raggiunte dalla metropoli andalusa durante il suo periodo d'oro.
La costruzione di questa immensa mole di pietra e vetro iniziò nel 1401 sui resti della Grande Moschea almohade, di cui sopravvive solo il minareto (l'attuale Giralda) e il Patio de los Naranjos. La leggenda narra che i canonici, nel decidere l'edificazione, pronunciarono la famosa frase: "Construyamos una iglesia tan grande que los que la vean nos tomen por locos" ("Costruiamo una chiesa così grande che chi la vedrà ci prenderà per pazzi").
L'interno della cattedrale lascia letteralmente senza fiato per la sua vastità e magnificenza. Cinque enormi navate si estendono per 116 metri di lunghezza, culminando nell'impressionante "retablo mayor", il più grande altare gotico al mondo, capolavoro intagliato da Pierre Dancart. L'opera, composta da 45 scene della vita di Cristo e della Vergine, richiese quasi un secolo per essere completata, dal 1482 al 1564.
Tra i numerosi tesori custoditi nel tempio, spicca la tomba di Cristoforo Colombo, sostenuta da quattro araldi che rappresentano i regni di Castiglia, Leon, Aragona e Navarra. Sebbene vi siano dispute sull'autenticità dei resti, la maestosità del monumento funebre testimonia l'importanza del legame tra il navigatore e la città.
La Cappella Reale rappresenta un altro gioiello imperdibile. Costruita tra il 1551 e il 1575 in stile rinascimentale da Martín de Gainza, ospita i resti di Ferdinando III il Santo, conquistatore della città, e di suo figlio Alfonso X il Saggio.
Il complesso sacro custodisce inoltre una straordinaria collezione d'arte, con opere di Murillo, Zurbarán, Goya e molti altri maestri. La Sagrestia dei Calici, decorata in stile plateresco, protegge un tesoro di incalcolabile valore, tra cui l'ostensorio processionale di Juan de Arfe, una straordinaria opera di oreficeria alta quasi quattro metri.
Visitare questa cattedrale non significa solo ammirare un monumento architettonico di ineguagliabile bellezza, ma intraprendere un viaggio attraverso la storia e l'anima della città andalusa, un percorso che culmina con la salita alla Giralda, da cui si gode una vista mozzafiato sul centro storico.
La Giralda: simbolo di identità e orgoglio sivigliano
Svettante come un faro sulla città, la Giralda è molto più di un semplice campanile: è il simbolo indiscusso di Siviglia, un monumento che racconta, nella sua stessa struttura, la storia di incontri e sovrapposizioni culturali che caratterizza la metropoli andalusa.
Originariamente costruita come minareto della Grande Moschea almohade tra il 1184 e il 1198, sotto la direzione dell'architetto Ahmad Ben Baso, questa torre rappresentava all'epoca il pinnacolo dell'architettura islamica in Spagna. Alta 76 metri, era considerata la sorella gemella della Koutoubia di Marrakech e della Torre Hassan di Rabat, entrambe edificate dagli stessi Almohadi.
La peculiarità architettonica che rende unica la Giralda è il sistema di rampe interne che sostituiscono le scale. Questa ingegnosa soluzione permetteva al muezzin di salire a cavallo fino alla cima per chiamare i fedeli alla preghiera, risparmiandogli la fatica di affrontare i 35 piani a piedi.
Dopo la "Reconquista" cristiana, il minareto venne preservato e integrato nella nuova cattedrale. Fu solo nel XVI secolo che l'architetto Hernán Ruiz il Giovane aggiunse il coronamento rinascimentale che vediamo oggi, trasformando definitivamente la struttura in un campanile cristiano. Il tocco finale fu la statua girevole che rappresenta la Fede, nota come "El Giraldillo", installata nel 1568 e divenuta il coronamento perfetto che dà il nome alla torre ("giralda" deriva da "girar", girare).
La salita alla cima rappresenta un'esperienza imperdibile per ogni visitatore. Il percorso attraverso le antiche rampe è un viaggio nel tempo, mentre le 24 campane che risuonano nei momenti solenni ricordano la conversione della struttura. Una volta raggiunta la sommità, lo spettacolo che si apre davanti agli occhi è semplicemente indimenticabile: i tetti della città vecchia, il serpeggiante Guadalquivir, i Giardini dell'Alcázar e, nelle giornate più limpide, persino le montagne della Sierra Norte.
Illuminata di notte, la Giralda diventa un faro dorato visibile da ogni angolo della città, un punto di riferimento non solo geografico ma anche emotivo per sivigliani e visitatori. Non è solo un monumento da ammirare, ma un simbolo dell'identità cittadina.
Il Real Alcázar: l'esplosione di stile mudéjar
Varcando la soglia del Real Alcázar si ha l'impressione di entrare in un mondo da "Le mille e una notte", un luogo dove il tempo sembra essersi fermato e dove la bellezza raggiunge vette di perfezione raramente eguagliate. Questo complesso palatino, dichiarato Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO, rappresenta uno degli esempi più straordinari di architettura mudéjar, quel peculiare stile che fonde elementi islamici e cristiani.
La storia dell'Alcázar inizia nell'Alto Medioevo, quando sul sito esisteva già una fortezza visigota, successivamente ampliata dagli Arabi. Ma fu con la conquista cristiana che il complesso conobbe il suo massimo splendore, specialmente sotto il regno di Pietro I di Castiglia, detto il Crudele, che tra il 1364 e il 1366 fece costruire il magnifico Palacio Mudéjar, paradossalmente affidando i lavori ad artigiani musulmani di Granada.
Il punto culminante di questa meraviglia architettonica è il Patio de las Doncellas, un cortile rettangolare circondato da archi e decorato con un delicato gioco di luce e acqua, che secondo la leggenda prende il nome dal tributo di cento vergini che i regni cristiani dovevano pagare annualmente ai sovrani musulmani.
Non meno impressionante è il Salón de Embajadores, la sala del trono sormontata da una cupola dorata che rappresenta il cielo, simbolo del potere universale del monarca. Qui il visitatore può ammirare uno dei più straordinari esempi di arte mudéjar, con le pareti interamente ricoperte di complessi motivi geometrici e calligrafici.
I Giardini dell'Alcázar meritano una menzione speciale. Estesi su vari livelli e suddivisi in diversi spazi tematici, rappresentano un'oasi di pace nel cuore della città. Dal Jardín de la Danza al Jardín de la Galera, dal Jardín de Troya al Jardín de las Damas, ogni area verde ha il suo carattere distintivo, con fontane, padiglioni, gallerie e una ricchissima varietà botanica che include piante esotiche portate dalle Americhe.
Ancora oggi, il Real Alcázar non è soltanto un monumento storico ma anche una residenza reale attiva, la più antica d'Europa ancora in uso. Quando i reali spagnoli visitano Siviglia, continuano a soggiornare nelle stanze dell'alto piano, mantenendo viva una tradizione secolare.
Perdendosi tra le sale scintillanti di azulejos e i giardini profumati di aranci e gelsomini, è facile comprendere perché questo luogo abbia affascinato sovrani, poeti e viaggiatori attraverso i secoli, e perché continui a incantare i visitatori contemporanei, inclusi i produttori della serie "Il Trono di Spade", che hanno scelto l'Alcázar come set per rappresentare il palazzo di Dorne.
L'Archivo General de Indias: un patrimonio documentale inestimabile
Custode silenzioso della più grande avventura mai intrapresa dall'umanità, l'Archivo General de Indias rappresenta un autentico tesoro documentale che narra, attraverso milioni di documenti, la straordinaria epopea della scoperta e colonizzazione del Nuovo Mondo. Questo imponente edificio rinascimentale, dichiarato Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO insieme alla Cattedrale e all'Alcázar, conserva la memoria storica dell'Impero Spagnolo nelle Americhe.
La sede che ospita questa inestimabile collezione è essa stessa un capolavoro architettonico. Originariamente concepita come Lonja de Mercaderes (Borsa dei Mercanti) da Juan de Herrera, l'architetto dell'Escorial, la costruzione fu realizzata tra il 1584 e il 1598 su commissione di Filippo II per offrire ai commercianti sivigliani un luogo degno delle loro transazioni. La sobria eleganza dell'edificio, con il suo chiostro a due piani e le colonne doriche, riflette perfettamente lo stile austero ed equilibrato del Rinascimento spagnolo.
Fu Carlo III, nel 1785, a decidere di riunire in questo edificio tutta la documentazione relativa alle Indie, precedentemente dispersa in vari archivi del regno. Questa decisione illuminata ha permesso di salvaguardare un patrimonio documentale di inestimabile valore: oltre 43.000 fascicoli, con circa 80 milioni di pagine e 8.000 mappe e disegni che coprono tre secoli di storia coloniale spagnola (dal 1492 al 1898).
Tra i tesori più preziosi custoditi nell'Archivo si trovano documenti di straordinaria importanza storica: il diario di bordo e le lettere di Cristoforo Colombo, il Trattato di Tordesillas che divise il Nuovo Mondo tra Spagna e Portogallo, le relazioni di conquistadores come Hernán Cortés e Francisco Pizarro, mappe che mostrano l'evolversi della conoscenza geografica del continente americano, e documenti relativi all'amministrazione, al commercio e alla vita quotidiana nelle colonie spagnole.
Oggi l'Archivo non è solo un deposito di documenti storici, ma anche un moderno centro di ricerca e un museo che offre ai visitatori l'opportunità di immergersi nella storia della più grande impresa coloniale dell'era moderna. Le esposizioni permanenti e temporanee permettono di ammirare documenti originali di straordinario valore storico, mentre l'ampio programma di digitalizzazione rende accessibili online molti di questi tesori a studiosi di tutto il mondo.
Plaza de España: l'espressione della grandezza della Spagna
Maestosa, teatrale, magniloquente: Plaza de España rappresenta uno degli spazi urbani più spettacolari non solo di Siviglia, ma dell'intera Spagna. Costruita in occasione dell'Esposizione Iberoamericana del 1929, questa piazza monumentale è un inno alla grandezza della nazione iberica e un capolavoro dell'architettura regionalista.
L'architetto Aníbal González concepì questo straordinario complesso come un abbraccio simbolico della Spagna verso le sue ex colonie americane. La forma semicircolare della piazza, che si estende per ben 50.000 metri quadrati, rappresenta proprio questo gesto di accoglienza, mentre il canale che la attraversa, lungo 515 metri, simboleggia l'Oceano Atlantico che unisce la penisola iberica al continente americano.
L'imponente edificio che delimita la piazza è un trionfo di mattoni a vista, marmo e ceramica colorata, che fonde sapientemente elementi rinascimentali, barocchi e mudéjar in un insieme armonioso e suggestivo. La struttura è interrotta da torri agli estremi e al centro, quest'ultima alta 74 metri, che dominano maestosamente lo spazio circostante.
Una delle caratteristiche più affascinanti della piazza sono i 48 banchi di "azulejos" (piastrelle dipinte) che rappresentano le province spagnole, disposti in ordine alfabetico lungo il perimetro dell'emiciclo. Ogni banco, decorato con scene storiche e mappe della provincia corrispondente, è un piccolo capolavoro di arte ceramica che invita i visitatori spagnoli a cercare il proprio luogo d'origine, in una sorta di pellegrinaggio patriottico.
Quattro ponti attraversano il canale, rappresentando i già citati quattro antichi regni di Spagna. Questi eleganti passaggi, decorati con balaustre in ceramica colorata, permettono di accedere allo spazio centrale della piazza, dove una grande fontana completa la scenografia monumentale.
Oggi Plaza de España è non solo una delle attrazioni turistiche più fotografate della città andalusa, ma anche un luogo amato dai sivigliani, che vengono qui a passeggiare, a fare un giro in barca sul canale o semplicemente a godere della bellezza del luogo. La sua fotogenica maestosità l'ha resa anche un set cinematografico ideale, apparendo in film come "Lawrence d'Arabia" e "Star Wars Episodio II: L'attacco dei cloni".
Immersa nel verdeggiante Parque de María Luisa, questa piazza monumentale offre ai visitatori un'esperienza indimenticabile in ogni stagione: splendida sotto il sole andaluso che fa brillare i colori delle ceramiche, romantica al tramonto quando le luci si accendono e si riflettono nell'acqua del canale, incantevole nelle rare serate invernali quando la nebbia avvolge le torri in un'atmosfera quasi surreale.
Plaza de la Encarnacion e Las Setas: storia e innovazione in un unico posto
Nel cuore del centro storico sivigliano, Plaza de la Encarnación ha vissuto una delle trasformazioni più audaci e controverse della storia recente della città. Quello che per secoli era stato uno spazio tradizionale, sede del mercato locale, è divenuto nel 2011 il palcoscenico di una delle strutture architettoniche più innovative e discusse d'Europa: il Metropol Parasol, affettuosamente ribattezzato dai sivigliani "Las Setas" (I Funghi) per la sua caratteristica forma.
Progettata dall'architetto tedesco Jürgen Mayer, questa colossale struttura in legno e poliuretano si estende per 150 metri di lunghezza, 70 di larghezza e raggiunge un'altezza di 26 metri, conquistando il primato di più grande costruzione in legno al mondo. Le sue forme organiche e ondulate, che ricordano effettivamente dei giganteschi funghi o parasole, creano un contrasto sorprendente con l'architettura tradizionale che caratterizza il resto del centro storico.
Il Metropol Parasol non è solo un'opera di architettura avanguardistica, ma un vero e proprio spazio multifunzionale che si sviluppa su vari livelli. Nel sottosuolo, l'Antiquarium ospita un museo archeologico dove sono esposti i resti romani e moreschi scoperti durante gli scavi per la costruzione. Il livello stradale accoglie un vivace mercato che continua la tradizione commerciale della piazza, mentre al piano superiore si trova una piazza pubblica elevata che offre un'area di sosta e aggregazione per cittadini e turisti.
Ma è la passerella panoramica sulla sommità della struttura a regalare l'esperienza più suggestiva: un percorso ondulato tra le "cappelle" dei funghi che offre una vista spettacolare sulla città vecchia. Questo livello superiore ospita anche un ristorante che permette di godere del panorama mentre si assaporano le specialità della cucina andalusa.
Inizialmente accolta con scetticismo da molti sivigliani, che la consideravano un'intrusione troppo moderna nel tessuto storico della città, Las Setas è gradualmente diventata un simbolo della Siviglia contemporanea, capace di reinventarsi pur mantenendo salde le proprie radici. La struttura ha rivitalizzato un'area che stava perdendo centralità, trasformandola in un punto d'incontro vibrante e dinamico.
Particolarmente suggestiva è la visita al tramonto o nelle ore serali, quando il sistema di illuminazione trasforma la struttura in una lanterna gigante che si staglia contro il cielo notturno, creando un'atmosfera quasi surreale. In queste ore, la passerella panoramica offre l'opportunità di godere di uno spettacolo unico: le luci della città che si accendono una ad una, con le sagome della Giralda e degli altri monumenti che emergono nel crescente buio.
Plaza de la Encarnación e Las Setas rappresentano perfettamente la doppia anima di Siviglia: una città profondamente rispettosa della propria storia ma al contempo aperta all'innovazione, capace di guardare al futuro senza dimenticare il proprio passato.
Il Quartiere Triana: tra arte e flamenco
Dall'altra parte del Guadalquivir, collegato al centro storico dal pittoresco Puente de Isabel II (meglio conosciuto come Puente de Triana), si estende uno dei quartieri più autentici e caratteristici della città: Triana. Un tempo considerata quasi una città a sé stante, questa zona ha conservato un'identità forte e distintiva, alimentata dall'orgoglio dei suoi abitanti che amano definirsi "trianeros" prima ancora che sivigliani.
La storia di questo quartiere è indissolubilmente legata al fiume. Per secoli Triana è stata la patria di marinai, pescatori e ceramisti, che sfruttavano l'argilla delle rive del Guadalquivir per creare i caratteristici "azulejos" che decorano chiese, palazzi e case di tutta la città. Passeggiando per le strade del quartiere, è ancora possibile visitare antiche botteghe dove gli artigiani continuano a lavorare secondo tecniche tradizionali, mantenendo viva un'arte secolare.
Ma Triana non è solo ceramica. È anche uno dei luoghi di nascita del flamenco, quell'espressione artistica che fonde musica, danza e canto in un'esperienza emotiva totalizzante. Nelle strette vie del quartiere, come Calle Pureza o Calle Betis (quest'ultima affacciata sul fiume e famosa per la sua vivace vita notturna), si respirano ancora le atmosfere che hanno ispirato generazioni di artisti. Il Centro Cerámica Triana e la Casa de la Memoria raccontano ai visitatori questa ricca eredità culturale.
L'anima popolare del rione si manifesta anche nella profonda religiosità dei suoi abitanti. La Chiesa di Santa Ana, la più antica di Siviglia (fondata nel 1280), è considerata la "cattedrale" di Triana e ospita immagini sacre molto venerate, come la Virgen de la Victoria o il Cristo de las Penas. Durante la "Semana Santa", le processioni che partono da questo tempio sono tra le più emozionanti e partecipate della città.
Un altro elemento caratteristico del quartiere è il Mercado de Triana, costruito sul sito dell'antico Castillo de San Jorge, sede dell'Inquisizione fino al 1785. Oggi il mercato è un luogo vibrante dove assaporare l'autentica gastronomia locale e acquistare prodotti freschi, mentre nel sotterraneo un piccolo museo ricorda il tragico passato del luogo.
Meno monumentale rispetto al centro storico ma infinitamente affascinante, Triana conserva l'atmosfera di un villaggio andaluso, con le sue case dalle facciate colorate decorate con "azulejos" e fiori, i piccoli bar dove risuonano note di flamenco, le piazzette ombreggiate dove gli anziani giocano a carte mentre i bambini corrono intorno alle fontane.
Guardando Triana dalla riva opposta, soprattutto al tramonto quando il sole tingendo di oro e rosso le facciate delle case che si specchiano nel Guadalquivir, si comprende perché questo quartiere abbia ispirato poeti, pittori e musicisti. Come recita un detto locale: "Triana no tiene playa, pero tiene orillita" (Triana non ha spiaggia, ma ha la sua piccola riva), un luogo dove l'anima più autentica di Siviglia continua a pulsare.
NO8DO: "No me ha dejado" (Non mi ha abbandonato)
Passeggiando per le strade di Siviglia, il visitatore attento noterà un curioso simbolo che ricorre sui lampioni, sui tombini, sugli edifici pubblici e persino sulle divise dei dipendenti comunali: NO8DO. Questo enigmatico emblema, che a prima vista potrebbe sembrare un semplice gioco di lettere e numeri, è in realtà il sigillo ufficiale della città, carico di storia e significato, un emblema che i sivigliani ostentano con orgoglio da oltre sette secoli.
L'origine di questo simbolo risale al turbolento XIII secolo, durante la guerra civile castigliana tra il re Alfonso X il Saggio e suo figlio, il futuro Sancho IV. Alfonso X introdusse molte riforme legislative, tra cui un cambiamento significativo nella legge di successione. Secondo la nuova legge, in caso di morte del primogenito del re, i diritti di successione sarebbero passati ai figli del primogenito, anziché al secondogenito. Questa modifica portò a conflitti all'interno della famiglia reale. Quando il primogenito di Alfonso X, Ferdinando de la Cerda, morì nel 1275, Alfonso X decise di seguire la nuova legge e designò i figli di Ferdinando come eredi al trono. Tuttavia, il secondogenito di Alfonso X, Sancho IV, non accettò questa decisione e si ribellò contro suo padre. La guerra tra padre e figlio culminò con la ribellione di Sancho nel 1282. Alfonso X trovò rifugio a Siviglia, dove il popolo rimase fedele a lui. In segno di gratitudine per la lealtà dei sivigliani il re concesse alla città il simbolo NO8DO. Sancho IV alla fine riuscì a prendere il trono dopo la morte del padre nel 1284, ma il simbolo NO8DO rimase un segno di fedeltà e lealtà della città di Siviglia verso il suo re
Il simbolo è composto dalle lettere "NO" e "DO", separate da una figura che assomiglia all'8 ma che in realtà rappresenta un gomitolo di lana, in spagnolo "madeja". Letto foneticamente, "NO-madeja-DO" suona come "No-me-ha-dejado", che significa "Non mi ha abbandonato", un tributo alla lealtà dimostrata dalla città nei confronti del suo sovrano legittimo.
Questo emblema, più che un semplice stemma municipale, è diventato nel corso dei secoli un potente simbolo identitario per i sivigliani. Rappresenta l'orgoglio civico, la resilienza e il carattere indipendente della città andalusa, qualità che si sono manifestate ripetutamente nella sua lunga storia.
La diffusione del NO8DO in ogni angolo della metropoli non è casuale: è una dichiarazione consapevole di appartenenza, un modo per affermare l'unicità sivigliana. Dalle insegne ufficiali alle interpretazioni artistiche contemporanee, dal merchandising turistico ai tatuaggi di molti cittadini, questo simbolo attraversa i secoli mantenendo intatta la sua forza evocativa.
Particolarmente suggestiva è la versione illuminata del NO8DO che campeggia sulla facciata del municipio in Plaza Nueva, che nelle sere d'estate, quando la città pullula di vita e le temperature rimangono elevate fino a tarda notte, sembra vegliare sui sivigliani come un guardiano silenzioso.
Misteri e leggende
Siviglia non è solo monumenti e storia documentata. Come ogni città antica, le sue strade e i suoi edifici nascondono storie misteriose, alcune radicate nella tradizione popolare, altre nate dall'immaginazione collettiva, tutte parte integrante del fascino e dell'identità del capoluogo andaluso:
- La leggenda di Don Juan: sebbene il celebre personaggio letterario sia stato reso immortale dalla penna di Tirso de Molina e poi di Molière e Mozart, la sua origine è profondamente legata a Siviglia. Secondo la tradizione, Don Juan Tenorio era un nobile sivigliano realmente esistito, noto per la sua vita dissoluta e per le numerose conquiste amorose. La leggenda narra che, dopo aver ucciso in duello il Commendatore Don Gonzalo de Ulloa, padre di una delle sue sedotte, Don Juan invitò beffardamente la statua funeraria del defunto a cena. Con suo grande stupore, la statua accettò l'invito, presentandosi al banchetto per trascinarlo all'inferno. Ancora oggi, nei pressi della chiesa di San Juan de la Palma, i visitatori possono vedere la casa che si dice appartenesse al leggendario seduttore.
- La Susona: una delle storie più tragiche legate al quartiere ebraico di Siviglia è quella di Susona Ben-Susón, figlia di un ricco mercante ebreo. Durante i tumulti antisemiti del 1480, la giovane si innamorò di un cavaliere cristiano. Quando scoprì che suo padre stava organizzando una rivolta contro i cristiani, Susona, per amore del cavaliere, tradì il suo popolo rivelando i piani della congiura. Il risultato fu un bagno di sangue nel quartiere ebraico, in cui morì anche il padre di Susona. Sopraffatta dal rimorso, la ragazza si ritirò in solitudine fino alla morte, chiedendo che la sua testa fosse esposta sulla porta della sua casa come monito eterno contro il tradimento. Per secoli, una testa mummificata rimase effettivamente esposta in Calle Muerte, oggi ribattezzata Calle Susona, e si dice che nelle notti di luna piena l'anima tormentata della giovane vaghi ancora per le strette vie del quartiere ebraico, piangendo il suo terribile errore. Anche se la testa non è più visibile, una piastrella commemorativa indica ancora il luogo dove si trovava, e molti visitatori lasciano fiori in memoria della sfortunata ragazza.
- Il fantasma di Doña María Coronel: un'altra leggenda oscura riguarda Doña María Coronel, nobildonna di straordinaria bellezza che attirò le attenzioni non volute del re Pietro I il Crudele. Per sfuggire alle insistenti avances del sovrano, già sposato con la sua sorella, e rimanere fedele al marito imprigionato, Doña María si rifugiò nel Convento di Santa Clara. Quando il re minacciò di violare la clausura per raggiungerla, la donna si sfigurò versandosi dell'olio bollente sul viso. Si racconta che il suo spirito inquieto vaghi ancora per i corridoi del convento, e che in certe notti sia possibile udire i suoi lamenti o intravedere una figura femminile dal volto velato che si aggira per il chiostro.
- La Casa degli Spiriti: in Calle Cabeza del Rey Don Pedro si trova un antico palazzo conosciuto come la Casa de los Espíritus. Secondo la tradizione popolare, nel XVI secolo vi abitava un uomo crudele che torturava i suoi servi fino alla morte. Una notte, i fantasmi delle vittime tornarono per vendicarsi, trascinando il padrone negli inferi attraverso il pozzo del cortile. Da allora, si dice che strani rumori e apparizioni tormentino chiunque vi abiti, e l'edificio è rimasto disabitato per lunghi periodi. Anche se oggi è stato restaurato e ospita appartamenti, molti sivigliani evitano ancora di passarvi davanti dopo il tramonto.
- Il "Cristo del Cachorro": Una delle immagini sacre più venerate durante la Semana Santa sivigliana è il "Cristo de la Expiración", conosciuto popolarmente come "El Cachorro" (Il Cucciolo). La leggenda narra che lo scultore Francisco Antonio Gijón si ispirò all'espressione di agonia di un gitano soprannominato "El Cachorro", pugnalato a morte in una rissa per una donna. Lo scultore, testimone casuale dell'omicidio, rimase così colpito dall'espressione del morente che corse nel suo studio per modellarla nell'argilla prima che il ricordo svanisse. Il risultato fu un'immagine di Cristo crocifisso di tale realismo e intensità emotiva che ancora oggi commuove chiunque la osservi.
- La leggenda del Giraldillo: La statua che corona la Giralda rappresenta la Fede ma è circondata da strane leggende. Una di queste racconta che fu forgiata con un bronzo speciale contenente oro e argento, e che dentro la statua sia nascosto un potente talismano che protegge la città da calamità e invasioni. Si dice anche che nelle notti di luna piena, la statua si animi e ruoti non per il vento, ma per scrutare l'orizzonte alla ricerca di pericoli che minacciano Siviglia.
Queste leggende, narrate da generazioni di sivigliani, aggiungono un ulteriore strato di fascino alla già ricchissima storia della città. Che si creda o meno ai fantasmi e alle maledizioni, questi racconti offrono uno spaccato affascinante sulla mentalità, i timori e le credenze popolari che hanno contribuito a plasmare l'identità culturale di Siviglia attraverso i secoli.
Dove alloggiare
Essendo stato a Siviglia varie volte, non solo come viaggiatore ma soprattutto come cittadino, non mi sento di consigliarvi degli alberghi in particolare. La città è tutta da scoprire e ogni luogo ha una storia ben radicata che saprà sorprendervi e farvi innamorare. Vi elencherò le migliori zone per rapporto qualità prezzo, in modo da andare non solo incontro a tutte le esigenze dei viaggiatori ma anche da avere comunque un alloggio che non manchi dei comfort necessari per poter vivere appieno la magia dell'atmosfera sivigliana:
· Barrio Santa Cruz: questo quartiere storico è uno dei più pittoreschi di Siviglia. È vicino alle principali attrazioni turistiche come la Cattedrale e il Real Alcázar. Nonostante sia una zona turistica, offre diverse opzioni di alloggio a prezzi ragionevoli.
· El Centro: Il centro storico di Siviglia è perfetto per chi vuole essere vicino a tutto. Qui troverai una vasta gamma di alloggi, dai più economici ai più lussuosi. È una zona vivace con molti ristoranti, bar e negozi.
· Triana: questo quartiere è famoso per la sua autenticità e atmosfera vivace. È un'ottima scelta per chi cerca un'esperienza più locale. Triana offre alloggi a prezzi accessibili e una grande varietà di tapas bar e ristoranti.
· La Macarena: questa zona è meno turistica rispetto al centro storico, ma offre comunque molte attrazioni interessanti. È conosciuta per la sua atmosfera bohémien e i suoi mercati locali. Gli alloggi qui tendono ad essere più economici rispetto ad altre zone.
· Alameda de Hércules: questa zona è famosa per la sua vita notturna e la sua scena artistica. È un'ottima scelta per i giovani viaggiatori e per chi cerca un'atmosfera vivace. Gli alloggi qui sono generalmente più economici rispetto al centro storico.
Conclusioni
Siviglia è una di quelle rare città che sanno parlare simultaneamente a tutti i sensi: gli occhi si perdono nell'intreccio di stili architettonici che raccontano millenni di storia; le orecchie si lasciano sedurre dalle note del flamenco che echeggiano negli angoli più inaspettati; l'olfatto si inebria del profumo di aranci e gelsomini che permea i giardini; il palato gioisce assaporando tapas e vini locali; il tatto si delizia accarezzando antichi azulejos che decorano palazzi e chiese.
Ma Siviglia è molto più della somma dei suoi monumenti, per quanto straordinari essi siano. È una città che ha saputo conservare la sua autenticità pur abbracciando la modernità, un luogo dove tradizioni secolari convivono armoniosamente con un dinamismo culturale in costante evoluzione. È la città che ha ispirato "Carmen" di Bizet e "Il Barbiere di Siviglia" di Rossini, che ha dato i natali a pittori come Velázquez e Murillo, che ha accolto e trasformato culture diverse in una sintesi unica e irripetibile.
La magia di questa "maravilla" andalusa risiede nella sua capacità di trasformare ogni visitatore in un protagonista, di coinvolgerlo in un'esperienza immersiva che va ben oltre il semplice turismo. Che si tratti di perdersi nei labirintici vicoli di Santa Cruz, di partecipare all'emotività collettiva della "Semana Santa" (di cui vi parlerò prossimamente in uno speciale di Pasqua), di lasciarsi travolgere dalla gioia contagiosa della "Feria de Abril" o semplicemente di sorseggiare un fino in una "bodega" mentre si osserva il tramonto tingere d'oro il Guadalquivir, Siviglia offre momenti di autentica poesia quotidiana.
Siviglia non è solo una destinazione, è un'esperienza che trasforma, un incontro che lascia il segno. E come tutte le grandi storie d'amore, quella con la "maravilla" andalusa non finisce mai veramente, ma continua a vivere, nutrita dalla nostalgia e dal desiderio di ritrovarsi ancora, magari in una calda sera primaverile, quando l'aria profuma di fiori d'arancio e le chitarre iniziano a suonare sotto un cielo trapuntato di stelle. Buon viaggio e ¡qué vive Sevilla!
Giuseppe Scognamiglio